Una parola complessa per dire che in questo grande viaggio che è la Vita siamo accompagnati dai microorganismi, principalmente batteri. Ma a cosa serve, come si studia e come può esserci utile il microbioma o microbiota?

Iniziamo con dare alcuni numeri: in un essere umano adulto ci sono da 10 a 30 miliardi di cellule. E’ stato calcolato che il microbioma ovvero i batteri che albergano costantemente nell’organismo umano sono il circa il 30% in più, ovvero da circa 13 a 40 miliardi di cellule. Un tempo si pensava fossero 10 volte di più ma recenti studi hanno ridimensionato questo numero. Ad ogni modo, data la sua presenza così importante e le interazioni con l’organismo umano, il microbioma è considerato un organo vero e proprio. Inoltre, il microbioma è costituito da migliaia di specie diverse di batteri, ognuna delle quali si può trovare in uno specifico compartimento del nostro organismo oppure può essere diffusa in tutto il corpo, come accade per i batteri che vivono sulla nostra pelle. http://www.repubblica.it/scienze/2016/01/12/news/batteri_e_cellule_nel_corpo_quasi_equivalenti_smontata_la_teoria_della_superiorita_del_numero_di_batteri-131081182/

Il microbioma svolge importantissime funzioni nel nostro organismo, ad esempio i batteri sono responsabili della digestione del cibo e ci forniscono in tal modo i nutrienti essenziali e le vitamine di cui abbiamo bisogno. Ovviamente, a seconda di dove si trovano, pelle, intestino, bocca, naso, ecc… hanno specifiche funzioni.

Come viene studiato il microbioma?

Innanzi tutto, i batteri devono essere prelevati, il prelievo viene eseguito generalmente con un batuffolo di cotone sterile o una spatolina. Si isola il DNA del batterio e poi lo si analizza con una delle tecniche di biologia molecolare attualmente in uso. Ogni batterio è riconoscibile per le sue caratteristiche genetico-molecolari e per le caratteristiche biochimiche. Nel passato si utilizzavano esclusivamente tecniche di coltura cellulare che necessitavano di alcuni giorni per poter effettuare l’analisi, ora, in molti casi, si utilizzano tecniche di biologia molecolare molto più rapide che in poche ore ci possono fornire una risposta alla nostra indagine. E’ importante che le tecniche di riconoscimento progrediscano, in quanto ci consentono di fare delle diagnosi accurate e di eseguire terapie mirate in caso di necessità.

Come il microbioma influenza la nostra salute?

Molti studi hanno evidenziato che il microbioma è implicato nello sviluppo di tante patologie, ad esempio malattie metaboliche, infiammatorie, cardiovascolari, neurologiche e perfino il cancro. Facciamo alcuni esempi. Nel campo delle malattie metaboliche, possiamo citare l’obesità e il diabete di tipo 2, infatti il microbioma delle persone obese è piuttosto differente da quello delle persone normo-peso. Un’altra interessante correlazione è stata trovata tra il tipo di microbioma intestinale e le malattie cardiache, dove modificando la dieta è stato possibile ridurre la probabilità di infarto in soggetti a rischio.

Molto interessante è la correlazione tra la dieta e il microbioma, infatti cambiando l’alimentazione da ricca di zuccheri e grassi a una ricca in fibre e povera di grassi, il microbioma cambia significativamente aumentando la diversità dei batteri presenti e questo è in genere un fattore positivo come è stato dimostrato da altri studi.

Può il microbioma aiutarci a rimanere sani?

La risposta è certamente sì. Il fatto che conviviamo con così tanti batteri deriva da centinaia di migliaia di anni di evoluzione e, come sempre, questi eventi sono frutto di un adattamento e di una selezione che tende a far sì che l’organismo, in questo caso l’essere umano, si adatti al meglio all’ambiente nel quale vive.

Detto questo però, dobbiamo dire che la medicina sta cercando di utilizzare il microbioma di persone sane per curare persone malate. Al momento lo fa con una pratica che potrebbe risultare poco piacevole ma ha dimostrato la sua efficacia. In sostanza si tratta di fare un trapianto fecale, ovvero di trasferire le feci di un individuo sano nell’intestino di una persona malata. Questa pratica si è rivelata efficace nel trattamento dei malati affetti da Clostridium difficile, un batterio che causa infezioni intestinali. In maniera simile ha dimostrato la sua efficacia in casi di colite ulcerosa e malattia di Crohn.

https://www.wired.it/scienza/medicina/2016/05/04/microbioma-salute/

Con le moderne tecniche di biologia molecolare è possibile anche modificare il DNA dei batteri e far sì che possano produrre le vitamine di cui abbiamo bisogno, non solo nell’uomo ma anche negli animali di cui poi ci cibiamo. A questo proposito si apre ovviamente un interessante dibattito sull’opportunità di modificare geneticamente batteri che entreranno poi direttamente a contatto con l’organismo umano.

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