In seguito a una diagnosi di cancro la seno, i protocolli terapeutici indicano l’utilizzo della radioterapia, della immunoterapia e della chemioterapia. Ognuna di queste pratiche terapeutiche ha delle controindicazioni. Nell’ultimo congresso della Società di Oncologia Clinica Americana (American Society of Clinical Oncology) tenutosi a Chicago a Giugno 2018, è stata presentata una ricerca che ha fornito nuove importanti informazioni sull’utilizzo in particolare della chemioterapia e sulla sua efficacia.
La ricerca ha un nome un po’ strano come spesso succede con i nomi inglesi, si chiama Trial Assigning IndividuaLized Options for Treatment (Rx), o meglio detta TAILORx. E’ una ricerca condotta negli Stati Uniti su pazienti americani e canadesi, per la precisione su oltre diecimila donne tra i diciotto e i settantacinque anni di età seguite con un test innovativo, Oncotype Dx, che si basa sulla biopsia liquida e che analizza 21 geni tumorali potenzialmente responsabili della progressione del cancro al seno (per maggiori informazioni sull’argomento potete leggere il mio articolo https://science4life.it/2018/02/biopsia-liquida/).
Che cosa ha rivelato questa ricerca?
Il test Oncotype Dx ha permesso di suddividere le oltre 10.000 pazienti in sotto-gruppi (da 0 a 100) in base alla probabilità che il cancro possa ritornare entro dieci anni dalla chemioterapia. A un particolare sotto-gruppo rappresentato da 6711 donne, è stata somministrata a caso la sola immunoterapia o una combinazione di immunoterapia e chemioterapia. Gli studi, condotti per quasi 8 anni, hanno portato alla conclusione che non c’è alcuna differenza significativa nella efficacia della terapia nel caso in cui alla immunoterapia sia associata la chemioterapia.
Cosa vuol dire questo risultato?
Vuol dire che questo gruppo di pazienti che hanno una età superiore a 50 anni e sono state classificate nel sotto-gruppo 0-25 e le pazienti di età inferiore a 50 anni e classificate nel sotto-gruppo 0-15 non traggono alcun beneficio dalla chemioterapia. Ovvero si possono evitare tutti gli effetti collaterali che la chemioterapia può portare. Se consideriamo che i sotto-gruppi di cui ho scritto nelle precedenti righe rappresentano statisticamente il 70% delle donne malate di tumore al seno, concludiamo facilmente che la chemioterapia è necessaria a solo il 30% delle donne malate.
Un’ultima importante conseguenza è il risparmio economico a favore del sistema nazionale sanitario e di conseguenza dei cittadini che contribuiscono attraverso le tasse. Ogni anno si ammalano di cancro al seno circa 50.000 donne (non tutte devono fare la chemioterapia) e la chemioterapia costa circa 100.000 euro a paziente, perciò investigando a quale sotto-gruppo la paziente si trova, potremmo evitare di fare al chemioterapia a circa 3.000 donne e risparmiare gli effetti collaterali a persone già in grave difficoltà.
La Medicina di Precisione sta facendo passi da gigante e presto rivoluzionerà il modo di fare diagnosi.