Tutti possiamo facilmente renderci conto di quanto stia accadendo. Basta prendere una foto di bambini che giocano al mare o in strada negli anni 70-80 e una al tempo di oggi. Braccia e gambe scheletriche sono state sostituite da cosciotti e rotolini/oni di grasso addominale.

Oggi circa 1 bambino italiano su 3 è obeso o in sovrappeso. Sorvolando sugli aspetti relazionali, che non sono però di minore importanza, secondo gli specialisti un bambino obeso è un adulto obeso nel 75% dei casi, con i relativi problemi, di pressione, colesterolo, diabete, cancro e anche sterilità. Ma sempre più spesso questi sintomi si manifestano già durante l’infanzia.

Gli adulti non stanno meglio: a livello mondiale il 39% è oltre il peso normale.

E’ importante ricordare che l’obesità non è solo un fatto estetico, ma si associa a molte malattie e a un tasso di mortalità che cresce di pari passo con l’indice di peso corporeo (BMI).

I fattori che determinano l’obesità sono molteplici, ma sostanzialmente riassumibili in uno squilibrio tra assunzione e consumo di energia. Da circa 10 anni a questa parte l’attenzione si è concentrata su un nuovo elemento che sembra avere un ruolo determinante: il microbiota.

Si tratta di triliardi di microorganismi che convivono con noi, principalmente batteri, archea (organismi unicellulari molto antichi) funghi e virus, per lo più concentrati nel nostro intestino, dove svolgono innumerevoli funzioni. Oltre al numero di batteri, che supera quello delle cellule del nostro corpo, la cosa più sorprendente è che il 99% dell’informazione genetica proviene da loro: Homo sapiens ha circa 20.000 geni, i batteri che abitano con noi ne hanno circa 2 milioni. Il bello è che questo secondo genoma, a differenza del nostro, è facilmente modificabile. Come? Con la dieta, uno stile di vita sano e tutta la schiera di -biotici (pro-biotici, pre-biotici, anti-biotici), senza tralasciare la nuova frontiera del trapianto di microbiota.

Per spiegare meglio il ruolo dei microorganismi e la loro interazione con gli essere umani, è necessario introdurre il concetto di microbioma. Abbiamo detto che il microbiota si riferisce a una popolazione di microrganismi che colonizza una determinata parte del nostro organismo, intestino, bocca, ecc…. Il termine microbioma invece indica la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota, cioè i geni che quest’ultimo è in grado di esprimere.

Qual è quindi il ruolo del microbioma nell’obesità? La storia inizia nel 2006 con Jeff Gordon, definito il padre del microbioma per i suoi studi pionieristici. Il ricercatore ha trapiantato il microbiota di una persona obesa in un topo sterile (nato e cresciuto senza batteri) e ha trovato che il topo diventava obeso! Per la prima volta, ha dimostrato che i batteri, in qualche modo, possono causare obesità; e viceversa, un topo grasso può tornare magro trapiantando il microbiota di una persona magra. Però calma!! sono topi…. L’applicazione sugli esseri umani è in fase di studio.

Ad oggi ci sono oltre 3000 pubblicazioni scientifiche su questa tematica, in crescita esponenziale. La ricerca sta cercando di dipanare la complessa matassa di come il microbioma influenzi il metabolismo dell’ospite modificandone l’equilibrio energetico e viceversa. L’obiettivo finale, come avete capito, è di poter modulare il microbiota per prevenire o curare l’obesità. Ma lo stato dell’arte è che, se da una parte la correlazione tra composizione e funzione del microbioma e obesità non è più in discussione, nella comprensione dei meccanismi siamo solo agli inizi.

Ma quali sono gli elementi da prendere in considerazione per chi vuole cimentarsi?

In primo luogo la dieta: ci hanno sempre detto che mangiare molta frutta e verdura e pochi grassi fa bene. Le fibre, in particolare l’inulina che si trova in banane, carciofi, topinambur, cicoria, aglio e cipolle, può aiutare a ridurre il peso, ma soprattutto le patologie ad esso associate. Tutto ciò sta trovando importanti riscontri scientifici. Uno studio danese e uno francese del 2013 hanno valutato obesi e magri in termini di diversità microbica; Indovinate… il microbioma degli obesi è più povero di quello delle persone magre e la ridotta diversità è associata a marcatori di diabete e problemi cardiovascolari. Ma la cosa interessante è che una dieta mirata ha migliorato la diversità del microbioma.

L’attività fisica è notoriamente un altro fattore che influisce positivamente sulla salute e contrasta l’obesità, ma rispetto al ruolo del microbioma c’è ancora pochissima ricerca; dovremo attendere per poter dire qualcosa.

Attenzione all’uso di antibiotici, antimicrobici, detergenti. E’ di pochi giorni fa l’uscita di uno studio che lega l’obesità dei bambini all’utilizzo eccessivo di detergenti (non eco-friendly) per la casa. L’ipotesi è che i detergenti alterino il microbiota intestinale dei neonati aumentando il rischio di obesità negli anni successivi. E lo stesso sembra che facciano gli antibiotici, del resto è noto l’utilizzo di piccole dosi di antibiotici nell’allevamento animale per farne aumentare il peso.

Infine un ultimo sorprendente aspetto: il ritmo circadiano. E’ risaputo che chi fa lavori con turni notturni o chi cambia fuso orario spesso è più soggetto a problemi di sovrappeso. Anche in questo caso c’è lo zampino del microbioma, che, secondo i ricercatori, interagisce con l’orologio molecolare delle cellule della parete intestinale, controllando il programma giornaliero del metabolismo dei lipidi e il loro assorbimento.

I prossimi anni ci riserveranno sicuramente delle incredibili scoperte grazie alle quali riusciremo a gestire meglio quella che è stata definita già nel 1954 “La piaga del sovrappeso”, sfruttando la flessibilità e la meravigliosa potenza dei triliardi di amici che albergano nel nostro corpo. Dobbiamo imparare a trattarli con cura, perché possano a loro volta prendersi cura di noi. Una lezione di vita.

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