L’aborto spontaneo è definito dalla normativa italiana come “l’interruzione involontaria della gravidanza provocata da cause patologiche; in particolare, ogni espulsione o morte del feto o dell’embrione che si verifichi entro il 180° giorno compiuto di gestazione (25 settimane e 5 giorni compiuti)”

L’argomento mi incuriosisce e così comincio a documentarmi da fonti ufficiali. Secondo l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica), l’aborto spontaneo rappresenta l’esito di circa il 15% delle gravidanze clinicamente riconosciute. Tuttavia, aggiungendo la stima delle gravidanze non riconosciute, ovvero la donna scambia l’aborto spontaneo per una irregolarità mestruale, tale percentuale sale al 30%. Un bel numero! Inoltre, negli ultimi venti anni questa percentuale è aumentata, di poco ma aumentata.

La cosa non ci dovrebbe sorprendere in quanto la probabilità di aborto spontaneo è correlata all’età della donna. Tanto più è “matura” la donna e tanto è più alta la probabilità dell’aborto spontaneo.

Quello che mi sorprende è che se si fa una ricerca per parole chiave utilizzando “aborto spontaneo”, tutta la letteratura parla di cause legate alla donna. E l’uomo? Mi sembra che abbia un ruolo nella fecondazione e quindi perché non indagare il suo contributo nel bene e nel male? Inoltre, circa nel 50% degli aborti spontanei, non si trova una causa, perciò i ricercatori, intelligentemente, hanno pensato che anche l’uomo potesse svolgere un ruolo importante. Andando avanti nelle ricerche trovo degli studi (qui un esempio) che hanno indagato tre fattori importanti:

  • le microdelezioni del cromosoma Y;
  • la frammentazione del DNA;
  • lo stress ossidativo del DNA spermatico.

I più attivi nel settore della ricerca nella riproduzione umana sono gli spagnoli e infatti è proprio un gruppo di Valencia condotto da Jorge Bellver, che studiando questi tre fattori in gruppi di uomini ha individuato nella frammentazione del DNA una forte correlazione con la probabilità di aborto spontaneo e soprattutto di aborto spontaneo ripetuto.

Ma cos’è la frammentazione del DNA?

Rappresenta un DNA danneggiato, non più integro e quindi non più capace di trasmettere le informazioni indispensabili all’embrione per svilupparsi correttamente, da qui il contributo alla probabilità di aborto spontaneo.

Tuttavia, altri studi più recenti condotti all’Imperial College di Londra, hanno individuato nello stress ossidativo del DNA spermatico un’altra possibile causa.

Nell’uomo sono presenti delle molecole prodotte dalle cellule del seme che proteggono lo sperma dalle infezioni. Tuttavia, se la concentrazione di queste molecole è eccessiva, può causare danni alle cellule spermatiche. Questi danni sono causati dallo stress ossidativo che porta alla generazione di radicali liberi e il cui effetto è la forte frammentazione del DNA che risulta così gravemente danneggiato. Ed eccoci di nuovo a parlare di frammentazione del DNA ma questa volta provocato da un’altra causa.

Le ricerche inglese e spagnola hanno anche messo in evidenza come l’obesità dell’uomo e l’età concorrano ad aumentare il rischio di aborto spontaneo. Va da se che l’insieme di questi fattori riduce significativamente la probabilità che una gravidanza vada a buon fine.

In conclusione, sono entrambi i genitori, chi più chi meno, che contribuiscono alla probabilità di un aborto spontaneo e soprattutto non è affatto vero che l’uomo ha minori responsabilità come ho già scritto in “Figli di genitori maturi”.

 

Ecco un video, uno dei pochissimi, che spiega il contributo dell’uomo nell’aborto spontaneo. Buona visione!

 

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