Una delle prima cause di mortalità e in progressiva crescita, sono i così detti disordini cardio-metabolici, ovvero l’insieme di patologie come il diabete di tipo-2, l’obesità e le malattie cardiovascolari. Tali disordini hanno origine genetica ma sono dovuti anche allo stile di vita, come ad esempio le cattive abitudini alimentari e la scarsa attività fisica.
Più recentemente, anche il microbiota (per ricordare la definizione di microbiota/microbioma leggi qui) è stato preso in seria considerazione come agente causale dei disordini cardio-metabolici. Lo studio di un gruppo di ricercatori provenienti da diverse nazioni (Cina, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia), è stato effettuato su 217 persone sane ed è durato circa 6 mesi (leggi qui l’articolo originale in inglese).
Lo studio ha valutato gli effetti di una dieta con diverso apporto di grassi e carboidrati: basso apporto di grassi, il 20% e 66% di carboidrati; medio apporto di grassi, il 30% e il 56% di carboidrati; alto apporto di grassi, il 40% e il 46% di carboidrati. Il resto della dieta era sempre costituito dal 14% di proteine.
I campioni di sangue e fecali delle 217 persone sono stati raccolti all’inizio dello studio e dopo 6 mesi.
I dati emersi, indicano che la diversità dei batteri cambia significativamente a seconda della ricchezza o meno di grassi nella dieta. Diversità dei batteri significa che all’aumentare dei grassi presenti nella dieta aumentano anche particolari batteri che sono stati associati all’obesità, come i Firmicutes e cambia anche il metabolismo delle molecole che dovrebbero essere trattate nell’intestino con conseguente variazione del loro assorbimento.
Science4life si è già occupato della relazione tra microbiota/microbioma e obesità in un articolo della dott.ssa Simionati (leggi qui). Tuttavia, lo studio eseguito dal gruppo internazionale di ricercatori ha mostrato anche una relazione tra la percentuale di grassi nella dieta e il profilo di alcuni marcatori di infiammazione nel sangue. In particolare all’aumentare dei grassi si nota un aumento della concentrazione plasmatica della proteina C-reattiva e di trombossano TXB2.
Altro aspetto interessante che era stato anticipato da studi precedenti, è la relazione tra disbiosi (ovvero lo squilibrio microbico) e aterosclerosi e anche ipertensione arteriosa. Quest’ultima è associata, in una dieta ricca di grassi, a un aumento di batteri Firmicutes (che abbiamo già visto associati all’obesità) a danno dei Bacteroidetes (che non sono invece associati all’obesità, sono perciò “buoni”).
In conclusione, uno squilibrio della flora batterica intestinale (disbiosi) dovuto a una alimentazione ricca di grassi, favorisce lo sviluppo dell’obesità e dei disordini cardio-metabolici. Se a questo associamo la scarsa attività fisica, il risultato è “esplosivo”!