Virus, pipistrelli, serpenti e mercati (non proprio igienicamente al top). Un mix apparentemente senza legame che però sembra aver scatenato il panico nella popolazione asiatica e mondiale.
Ma quello del “coronavirus 2019-nCoV” cinese è un allarme giustificato?
Partiamo dal Dicembre 2019. Un misterioso virus, che provoca una specie di polmonite, fa la sua comparsa a Wuhan, una metropoli di oltre 11 milioni di persone a Ovest di Shanghai. L’epicentro della diffusione del virus si individua nel mercato del pesce di Huanan, dove a dispetto del nome si vendono anche altri animali, tra cui i serpenti. Il mercato viene chiuso il primo Gennaio.
Il 7 Gennaio, al misterioso virus viene dato un nome: coronavirus 2019-nCoV. Appartiene alla stessa famiglia dei virus dell’influenza, SARS e MERS.
L’11 Gennaio il coronavirus fa la prima vittima, un cinese di 61 anni morto di polmonite. Il 13 Gennaio muore la prima persona fuori dalla Cina, in Thailandia, una donna appena tornata da un viaggio a Wuhan. Il 21 Gennaio il virus entra anche negli Stati Uniti dopo che sono state segnalate persone contagiate in Corea del Sud, Giappone e Australia.
Il 23 Gennaio, mentre mezzo mondo comincia a temere una epidemia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità decide di non dichiarare l’emergenza poiché i casi sono ancora troppo pochi. Intanto il presidente cinese Xi Jinping promuove misure d’emergenza per arginare la diffusione del contagio e il Partito Comunista minaccia di perseguire i funzionari locali colpevoli di omissioni. Il problema c’è e non la Cina non vuole nasconderlo.
Nella maggior parte dei Paesi del mondo aumentano i controlli sui voli in arrivo da Wuhan, anche all’aeroporto di Fiumicino dove arrivano 3 voli alla settimana dalla cittadina cinese, vengono utilizzati gli scanner per rilevare la temperatura corporea dei passeggeri.
La Cina rafforza ulteriormente i controlli e arriva a isolare la città di Wuhan e inizia a costruire due nuovi ospedali per trattare i contagiati da coronavirus. Intanto, il capodanno cinese viene severamente ridimensionato nei festeggiamenti impendendo le celebrazioni con la partecipazioni di tante persone.
Il 24 Gennaio vengono rilevati i primi casi di persone contagiate da coronavirus 2019-nCoV in Europa, in particolare in Francia, a Bordeaux e Parigi.
Le ultime stime del 27 Gennaio parlano di 80 morti e circa 2700 contagiati.
Ma come si è diffuso il coronavirus?
Per poterlo dire gli scienziati hanno dovuto isolare il ceppo virale e sequenziarlo per confrontarlo con i ceppi virali conosciuti. L’ospite primario sembra essere il pipistrello e l’ospite secondario, ovvero quello dal quale viene contagiato l’uomo, il serpente. Tuttavia, non ci sono prove certe anche se i serpenti sono cacciatori di pipistrelli e vengono venduti nel mercato di Wuhan.
Negli ultimi giorni, oltre al contagio da animale a uomo, sono stati osservate trasmissioni da uomo a uomo che ovviamente preoccupano per la dimensione che il contagio può sviluppare.
Quindi dobbiamo preoccuparci?
Dipende dai punti di vista. Ovvero, se si deve viaggiare in Cina e in particolare nel Wuhan, ammesso che si riesca a entrare, forse è meglio rimanere a casa.
In tutti gli altri casi, c’è veramente poco da preoccuparsi. Se 80 morti in oltre un mese, è un numero che ci sembra grande, dovremmo considerare alcuni fatti (leggi anche qui):
- non abbiamo notizie di quale fosse lo stato di salute e l’età delle persone decedute. La loro salute potrebbe essere stata già compromessa da altre malattie o erano particolarmente anziani;
- la SARS nel 2003 causò 774 decessi ed ebbe una progressione più veloce di quella del coronavirus 2019-nCoV;
- negli Stati Uniti, mediamente muoiono ogni anno 2100 persone per influenza e 4,6 milioni sono i contagiati.
Detto questo, non vuol dire che le misure di sicurezza non dovrebbero essere attivate, tutt’altro, ma non si dovrebbe neanche fare del terrorismo mediatico e dare invece una valutazione obiettiva della gravità della situazione, senza allarmare ma informando utilizzando le migliori fonti a disposizione.