Quanto resiste il coronavirus nell’aria, su asfalto, acciaio, cartone, plastica? La sua carica virale viene mantenuta o diminuisce?

Sono ancora tante le domande su come il Covid-19 si sia diffuso così rapidamente in Italia e negli altri Paesi. Non abbiamo ancora risposte certe. Su una cosa siamo sicuri, il mezzo di trasmissione più veloce ed efficace è quello del contagio tra persone.
Tuttavia, i ricercatori stanno studiando anche la capacità di sopravvivenza del virus sulle superfici. Facciamo alcuni esempi.

L’asfalto

La sanificazione massiccia delle strade è iniziata in Cina e poi si è diffusa in alcune città italiane. Tuttavia non ci sono evidenze scientifiche che la sanificazione dell’asfalto porti a dei benefici, anzi visto che si utilizza una soluzione diluita di ipoclorito di sodio, c’è un rischio di inquinamento ambientale come vari ricercatori hanno affermato. Al momento sembra che sia stata sospesa in tutta Italia.

Inoltre, il dott. Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, puntualizza che “è vero che il virus può sopravvivere qualche giorno all’aperto. Lo sporco crea un biofilm che fa da barriera protettiva al virus ma è alquanto improbabile che delle goccioline infette vengano calpestate e poi qualcuno tocchi la suola e si metta le mani in bocca o le dita nel naso“.

Aerosol e aria

Significa sostanzialmente che le goccioline infette permangono nell’aria sospese. Recentissimi studi stimano che il tempo di permanenza sia fino a 3 ore. Ma in quali condizioni? All’interno di un ascensore è probabile che sia una stima attendibile e anche un motivo in più per salire le scale.

Ma all’aperto ci sono tanti altri fattori che intervengono, per primo il vento che può disperdere le goccioline, anche una leggera brezza che noi appena percepiamo sposta facilmente delle goccioline di microgrammi. Inoltre, i raggi UV, degradano rapidamente i virus.

Rame, cartone, acciaio e plastica

  • Sul rame, il Covid-19 sembra resistere al massimo per 4 ore. E’ noto che il rame degrada rapidamente i microorganismi.
  • Sul cartone, il virus ha un tempo di sopravvivenza stimato di 24 ore.
  • Su plastica e acciaio, il tempo di sopravvivenza stimato va da 2 a 3 giorni.

Questi dati provengono da diversi studi fatti nel passato e ripetuti recentemente a causa dell’epidemia che stiamo vivendo. Lo studio più aggiornato, è stato pubblicato dai ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases del Montana e della University of California Los Angeles (UCLA) insieme alla Princeton University. L’articolo è stato pubblicato sul “The New England Journal of Medicine”, una autorevole rivista scientifica.

Lo studio evidenzia il rischio che può esserci e il ruolo che le superfici contaminate possono avere nella diffusione di Covid-19. Tuttavia, una cosa molto importante deve essere sottolineata per evitare che si diffondo la paura di toccare qualsiasi superfici. Ovvero che se anche si rileva il virus sulle superfici elencate sopra, si deve tenere in considerazione quale possa essere ancora la carica virale. Altri studi ed esperienze fatte anche con la SARS del 2002-2003, dicono che la carica virale si dimezza rapidamente a causa dell’esposizione al sole e altri agenti atmosferici ma dati più certi devono ancora essere raccolti e comunicati. Infine, lo studio è stato condotto in condizioni di laboratorio. Nell’ambiente reale ci sono molti fattori che intervengono come già spiegato alcune righe sopra, tra tutti i raggi UV che degradano il virus.

Cibi e alimenti

Andiamo al supermercato oppure ci facciamo recapitare la spesa a casa e ci poniamo la domanda: devo disinfettare tutto? E come?

Per essere realisti dobbiamo anche pensare che è alquanto improbabile che qualcuno ci abbia tossito o starnutito sopra. Comunque, la regola anche in questo caso vale come per tutte le altre superfici, ovvero dopo aver aperto la confezione di prosciutto o la scatola di spaghetti mi laverò accuratamente le mani. Per quanto riguarda la verdura non in busta bisognerà lavarla bene con l’acqua e sarebbe meglio cuocerla fino a quando questa emergenza non terminerà e sbucciare la frutta.

Inquinamento e polveri sottili

E’ uscito molto recentemente uno studio della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) che mette in relazione l’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico (le polveri sottili) e la diffusione di virus nella popolazione.

Partendo da dati scientifici già noti, ovvero che il particolato atmosferico può funzionare da vettore di trasporto dei virus, i ricercatori hanno messo in relazione la concentrazione di polveri sottili in certe Province con la diffusione del Covid-19. Lo studio dimostra che si evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di polvere sottili registrati nel periodo 10 Febbraio-29 Febbraio e il numero di casi infetti da Covid-19 aggiornati al 3 Marzo.

Come noto, la Pianura Padana è la zona di Italia in cui più frequentemente si superano le soglie di concentrazione delle polveri sottili e infatti è anche la zona dove si sono registrati più casi.

I ricercatori concludono che le polveri sottili possano aver agito da trasportatori del coronavirus e ampliato la zona di contagio.

Anche se rimane da dimostrare quale carica virale residua possa avere il Covid-19 trasportato dalle polveri sottili, sembra piuttosto evidente che un ruolo l’inquinamento lo abbia giocato e non a nostro favore, come sempre d’altra parte.

Un ulteriore motivo di riflessione sui danni che stiamo creando all’ambiente e che ricadono su tutti noi.

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