Negli ultimi giorni si è parlato molto del fatto che tracce di SARS-CoV-2 siano state individuate nelle fognature di Milano e Torino già a Dicembre. Questi dati confermerebbero quindi che il coronavirus fosse presente in Italia ben prima del così detto “paziente 1” di Codogno, che invece probabilmente era il “paziente 1000 o più”.

I sistemi di sorveglianza igienico sanitaria sono molto diffusi e funzionano anche molto bene. Purtroppo non sono sistemi che possono prevedere cosa si deve cercare ma individuano potenziali patogeni noti. Tuttavia, in caso di epidemia, come quella che stiamo ancora vivendo, possono essere molto utili per analizzare nuovamente i campioni prelevati mesi prima e ricercare il nuovo patogeno.

E’ esattamente quello che è stato fatto dall’Istituto Superiore di Sanità e per maggiore precisione dal Reparto Qualità dell’Acqua e Salute (qui per maggiori informazioni).

Analizzando nuovamente campioni di acqua reflua prelevati da Ottobre 2019 a Febbraio 2020, sono state rilevate tracce di SARS-CoV-2. Inoltre, i ricercatori hanno analizzato anche campioni prelevati nel 2018 in modo da confrontare i dati e confermare la validità del metodo di rilevazione utilizzato.

Come mai si possono ritrovare tracce di SARS-CoV-2 nelle feci?

In alcuni casi, i sintomi di Covid-19 si manifestano anche in forma di diarrea, perciò il virus, una volta attraversato il tratto intestinale, può essere espulso attraverso le feci e quindi finire nelle fognature. Altri virus sono rilevabili nelle feci e quindi nelle acque reflue come ad esempio i norovirus, poliovirus o il virus del morbillo, la cui presenza viene rilevata in genere nella stagione invernale e serve come ulteriore indicatore per il monitoraggio della diffusione di queste infezioni nella popolazione (qui per approfondimenti su uno studio olandese).

Sono pericolose le acque delle fognature? E l’acqua potabile?

Bisogna innanzi tutto precisare che ad oggi sono state rilevate tracce di SARS-CoV-2 nelle fognature di uso domestico e provenienti da ospedali. Tracce significa che è stato rilevato l’RNA del virus e non il virus attivo, perciò non c’è alcun pericolo di trasmissione. Tuttavia, virus in forma infettiva è stato rilevato nelle feci di pazienti Covid-19 ma il trattamento delle acque reflue è in grado di inattivare il virus rendendolo innocuo.

Una situazione diversa potrebbe sussistere qualora le reti fognarie non fossero adeguate. Infatti, in considerazione degli studi fatti nel 2003 durante l’epidemia SARS, un rischio di trasmissione fecale-orale non può essere esclusa in circostanze in cui le acque reflue contaminassero l’acqua potabile destinata all’uso umano. Se queste circostanze sono piuttosto remote ad esempio in molti Paesi Europei, non possono essere escluse in Paesi con minore sviluppo economico.

E’ pericoloso bere l’acqua del rubinetto?

Non è pericoloso bere l’acqua del rubinetto (vedi il punto 24 dell’OMS). L’acqua che passa attraverso gli impianti di depurazione viene sottoposta a una serie di trattamenti chimico-fisici che inattivano eventuali patogeni presenti nelle acque destinate ad uso domestico. I controlli vengono effettuati molto frequentemente seguendo protocolli internazionali sviluppati e aggiornati da enti di controllo.

In conclusione, è importantissimo il monitoraggio dei virus in generale e di SARS-Cov-2 in particolare in campioni prelevati regolarmente nelle fognature e in ingresso agli impianti di depurazione come strumento in grado di individuare precocemente e monitorare la circolazione del virus nel territorio. Sarà tuttavia indispensabile arrivare aa una standardizzazione dei metodi e dei campionamenti poiché sulla positività dei campioni incidono molte variabili come il periodo di campionamento, eventuali precipitazioni metereologiche, l’emissione di reflui da attività industriali.

Vista l’ormai imminente inizio della stagione turistica estiva, il Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), avvierà uno studio pilota su siti prioritari individuati in località turistiche. Sulla base dei risultati che si avranno, l’ISS svilupperà un programma di sorveglianza integrato sull’intero territorio nazionale nei periodi potenzialmente più critici del prossimo autunno.

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