Continuano le ricerche sull’efficacia della vitamina D nel prevenire le infezioni da agenti patogeni. Quali sono le nuove evidenze e quali le raccomandazioni?

In seguito alla pandemia da Covid-19, la vitamina D ha ricevuto sempre maggiore attenzione in virtù del suo potenziale ruolo protettivo contro le infezioni respiratorie (qui per approfondimenti).

Diversi studi hanno evidenziato che i soggetti che generalmente mostrano sintomi più gravi dell’infezione da SARS-CoV-2, anziani, obesi e persone con multi-patologie, hanno anche livelli di vitamina D più bassi. Tuttavia, se questa è una valida osservazione non è sufficiente per dimostrare che l’assunzione di vitamina D protegga dagli agenti patogeni responsabili di infezioni respiratorie come SARS-CoV-2. Per questo motivo sono stati avviati molti studi di cui abbiamo già fatto menzione in un precedente articolo e ora possiamo dare un aggiornamento.

Studi sull’efficacia della vitamina D nella prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2

Tra i vari studi avviati in Italia, ad esempio possiamo citare lo studio avviato dall’Accademia di Medicina di Torino e coordinato dal Prof. Isaia e dal Prof. D’Avolio. Questo studio riceve il contributo di 61 medici di molte città Italiane e riassume i benefici dell’assunzione della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento del Covid-19. Inoltre, riporta le dosi di colecalciferolo (vitamina D3) raccomandate in generale nel periodo invernale indipendentemente dalla infezione da SARS-CoV-2.

CORONAVIT trial

In Inghilterra, dove storicamente l’assunzione di vitamina D per scopi preventivi, è più diffusa, è stato avviato uno clinical trial molto esteso. Oltre 6 mila persone sono state arruolate nella fase III del clinical trial avviato dalla Queen Mary University of London con lo scopo di determinare se la carenza di vitamina D è associata a un maggior rischio di contrarre il Covid-19 e se il ripristino dei normali livelli di vitamina D possa contrastare l’infezione.

Il Prof. Adrian Martineau della Queen Mary University of London, in una recente intervista, ha affermato che diversi studi di laboratorio hanno dimostrato un ruolo della vitamina D in risposta a virus come SARS-CoV-2, in particolare stimolando la risposta del sistema immunitario.

Nel CORONAVIT trial, viene posta una particolare attenzione nei confronti delle persone maggiormente a rischio, come anziani e obesi. Il motivo risiede nel fatto che la pelle degli anziani è meno efficiente nel produrre la vitamina D rispetto alla pelle dei giovani e quindi un supplemento di colecalciferolo (vitamina D3) è fortemente raccomandato. Per quanto riguarda gli obesi invece si tratta di una questione di volume e di distribuzione. Inoltre, la grande riserva di grasso degli obesi devia dalla circolazione la vitamina D.

Può avere la vitamina D un ruolo nell’efficacia della vaccinazione?

Poiché ci troviamo in una fase importante del ciclo di vaccinazione per l’infezione da SARS-CoV-2, i ricercatori si sono chiesti se la carenza di vitamina D può essere un ostacolo o al contrario la sua integrazione possa favorire l’efficacia dei vaccini.

Uno studio recentissimo pubblicato su una autorevole rivista, Immunotherapy Advances, afferma che la supplementazione di vitamina D aumenta la risposta immunitaria al vaccino contro il virus della varicella zoster (VZV varicella zoster virus). In particolare negli anziani, che hanno un sistema immunitario meno efficace, l’integrazione di vitamina D riduce l’infiammazione che determina una risposta più forte antigene specifica alla vaccinazione. Perciò, l’integrazione della vitamina D influenza indirettamente l’efficacia della vaccinazione agendo sull’infiammazione riducendola.

Partendo da questa osservazione, si può affermare che anche nel caso della vaccinazione contro SARS-CoV-2, una integrazione di vitamina D possa migliorare l’efficacia del vaccino.

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