Quasi tutti gli esperti sono concordi nel ritenere che SARS-CoV-2 diventerà una influenza stagionale. Ma come sarà la strada che ci porterà a questa convivenza perenne?
Una cosa è certa, la strada è ancora lunga. A oltre un anno di distanza da quando SARS-CoV-2 ha iniziato a farsi notare, stiamo ancora parlando di lockdown, trattamenti e cure che non arginano la diffusione del virus e vaccini che, nonostante la loro disponibilità precoce, devono essere ancora somministrati alla maggior parte della popolazione.
Quando tutto questo terminerà? Nessuno lo sa, possiamo immaginare che non ci sarà un momento specifico ma piuttosto un lento processo che ci porterà a un numero di contagi e di decessi al giorno che non metterà più in crisi gli ospedali.
In questo primo articolo di una trilogia ci vogliamo concentrare sul corto periodo (diciamo da oggi a all’autunno).
Il Covid nel breve periodo e l’impatto delle varianti
L’andamento dell’infezione nel mondo è fluttuante, chiaramente dipendente dall’attuazione delle restrizioni e di conseguenza dei lock down. Inoltre, ora c’è la variabile vaccinazione, la cui influenza in Israele è già evidente ma nelle altre nazioni deve ancora mostrarsi. La prossima nazione che potrà darci delle conferme sull’impatto delle vaccinazioni sulla diffusione del nuovo coronavirus è il Regno Unito che ha scelto una strategia di vaccinazione unica in Europa (ne abbiamo parlato in questo articolo) e che sta viaggiando a un ritmo decisamente più alto di tutti in Europa.
A complicare lo scenario ci sono le varianti, a oggi le più importanti per diffusione sono la variante inglese B.1.1.7, la variante sudafricana B.1.351 e la variante brasiliana B.1.1.28. Quella più accreditata a prevalere sul ceppo di SARS-CoV-2 attualmente più diffuso in Europa, è la variante inglese già piuttosto diffusa.
I vaccini disponibili attualmente, sembrano essere efficaci anche sulle varianti di SARS-CoV-2, se dovesse essere confermato, le vaccinazioni darebbero una grossa mano al contenimento della diffusione dell’infezione. Tuttavia, è chiaro fin da ora che per l’estate nessuna nazione europea raggiungerà l’immunità di gregge ma la fascia di popolazione più fragile, anziani, malati cronici e multi-patologici, sarà protetta insieme agli operatori sanitari che si saranno vaccinati.
Gli scenari estivi e autunnali
Uno scenario plausibile, è che per l’estate, invece di avere una massiccia diffusione di SARS-CoV-2 sull’intero territorio, potremmo avere dei focolai, più o meno estesi ma si spera di più facile controllo. Le persone staranno di più all’aria aperta e tenderanno a distribuirsi tra località di mare e di montagna.
Poi arriverà l’autunno, il freddo e se non avremo preso degli accorgimenti migliori rispetto allo scorso anno, avremo di nuovo un innalzamento della diffusione del virus. Probabilmente con focolai estesi. A questo punto sarà determinante l’immunizzazione dei vaccinati e di coloro che hanno già contratto il virus nei mesi precedenti. Nessuno a oggi conosce la durata dell’immunizzazione e neanche se i vaccini attuali sono efficaci anche contro le varianti. Per questo motivo sarà indispensabile monitorare, attraverso il sequenziamento del virus, la diffusione delle varianti, al fine di prendere le contromisure necessarie e di verificare l’eventuale apparizione di altre varianti potenzialmente più contagiose (qui per approfondimenti).
La buona notizia è che probabilmente, anche se dovessero comparire altre varianti, cosa molto probabile, coloro che saranno stati vaccinati mostreranno sintomi più lievi in caso di reinfezione. Probabilmente dovremo prestare più attenzione a far mantenere le regole del distanziamento fisico e l’utilizzo dei dispositivi di protezione ai più giovani che non saranno certamente vaccinati prima del prossimo autunno e che quindi saranno ancora un veicolo importante per la diffusione del virus.
A mio parere si vedrà anche più di una luce in fondo al tunnel da qui a sei mesi ma purtroppo non così intensa da permetterci di abbassare completamente la guardia.
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