Nell’ultimo capitolo della nostra trilogia della convivenza con SARS-CoV-2, proviamo ad esplorare un possibile scenario del lungo periodo.

Se nel primo articolo abbiamo affrontato il tema dello scenario nel breve periodo, nel secondo articolo abbiamo visto cosa può  succedere nel medio periodo. Tra qualche anno, il SARS-CoV-2 potrebbe unirsi alla schiera di OC43, 229E, NL63 e HKU1, i quattro coronavirus stagionali endemici che causano una buona parte dei raffreddori comuni ogni anno.

Essenzialmente, il nostro sistema immunitario, preparato dai vaccini, dai richiami e dai precedenti incontri con il coronavirus, sarà pronto a respingere SARS-CoV-2 e le sue varianti quando lo incontreremo di nuovo, potenzialmente bloccando un’infezione o riducendola a una situazione che non causa sintomi o forse solo il raffreddore.

Influenza e Covid-19

Nel lungo periodo, l’influenza e Covid-19 convivranno e non sarà facile distinguerli. Sarà però necessario farlo per mantenere alta la sorveglianza sulla diffusione delle varianti e per la produzione di vaccini efficaci verso l’una o l’altra infezione.

Stiamo infatti parlando di due virus completamente diversi, l’influenza è causata da virus della famiglia degli Orthomixoviridae. Ne esistono di 4 tipi ma quelli più comuni sono il tipo A e B che sono responsabili della sintomatologia influenzale classica.

Covid-19, è causato da SARS-CoV-2 che è un nuovo coronavirus per distinguerlo dai coronavirus già noti come SARS-CoV-1 che nel 2002 si è diffuso in 33 paesi in otto mesi e aveva una letalità di circa il 10%. Il termine SARS significa Sindrome Respiratoria Acuta Grave, per riassumere gli effetti del virus.

Mantenere alta la sorveglianza della diffusione del virus dell’influenza e di SARS-CoV-2 sarà fondamentale per intercettare precocemente eventuali altri virus che potrebbero fare il salto di specie come è successo al nuovo coronavirus nel 2019. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che già l’influenza di per sé è una infezione pericolosa che causa circa 460 morti dirette all’anno e tra 4 mila e 10 mila morti indirette all’anno. Per morti indirette si intende che la persona muore per complicanze polmonari o cardiovascolari legate all’influenza.

Ma molti esperti pensano che la SARS-CoV-2 potrebbe evolvere in modo favorevole. Ovvero, è possibile che il coronavirus muti in modi che favoriscano la sua diffusione ma non la sua pericolosità così da diventare un virus che causa raffreddori per la stragrande maggioranza.

Quali potrebbe essere i danni collaterali?

Nei prossimi 3-5 anni non dovremo preoccuparci solo di come SARS-CoV-2 evolverà, se l’immunizzazione sarà ancora attiva o se compariranno altri ceppi virali. Dovremo fare anche i conti con la situazione economica, i disagi psicologici, il radicale cambiamento del nostro stile di vita.

L’economia è già in grande sofferenza oggi, con la previsione di lock down totali o circoscritti che abbiamo per i prossimi mesi, l’impatto sull’economia delle famiglie non si esaurirà in poco tempo.

I disagi psicologici si stanno già facendo sentire e sono evidenti nel cambiamento dei nostri comportamenti. I più comuni sono l’insicurezza, la confusione, l’isolamento emotivo, la paura dello stigma fra senso di colpa per essere causa di contagio e essere emarginati per la paura dell’appestato (qui per approfondimenti).

Il cambiamento dello stile di vita, soprattutto la costrizione nei luoghi chiusi, oltre al disagio psicologico sta portando a una diminuzione in generale dell’attività fisica e all’esposizione al sole, con danni che vedremo nei prossimi anni con un aumento dell’obesità e dei rischi cardiovascolari.

Possiamo ‘influenzare’ il nostro futuro

In ultimo, il nostro futuro dipende moltissimo da come stiamo vivendo il presente che dovrebbe essere vissuto nel rispetto delle regole che tutelano la comunità ma con un occhio molto ben aperto sul nostro benessere che conosciamo solo noi e abbiamo per primi il dovere di tutelare.

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