L’influenza aviaria ogni tanto si ripresenta con una nuova forma. Quanto è pericoloso il nuovo ceppo H5N8, dove è diffuso e cosa ci riserva il futuro?
Uno dei più famosi ceppi virali di influenza aviaria è H5N1, un virus che nel 2003 ha causato 862 casi nell’uomo nel mondo e 455 decessi, quindi con un tasso di letalità altissimo (52,8%). La sua caratteristica, così come la caratteristica di tutti gli altri ceppi di influenza aviaria dei quali siamo a conoscenza, è che non si trasmette da persona a persona. Questo giustifica il basso numero di persone che sono state infettate direttamente solo dagli animali.
Cosa sappiamo del ceppo di influenza aviaria H5N8?
Prima di tutto dobbiamo dire che non si tratta di un ceppo virale sconosciuto. Infatti, è in circolazione da vari anni negli allevamenti avicoli di tutta Europa. E’ però diventato improvvisamente famoso il 21 Febbraio 2021 quando la Russia ha annunciato di aver individuato il primo caso di trasmissione all’uomo del ceppo di influenza aviaria H5N8. I ricercatori russi del Centro “Vektor”, hanno individuato il virus in sette dipendenti di una fabbrica dove nel Dicembre 2020 erano stati segnalati dei focolai tra la popolazione di volatili.
Negli anni passati sono stati registrati vari casi di influenza aviaria causata dal ceppo H5N8. Nel 2016 H5N8 era presente in otto paesi europei. Nel 2017 sono stati segnalati 83 focolai in allevamenti industriali e rurali prevalentemente in Veneto e Lombardia. In Italia, l’ultimo episodio di infezione è stato registrato il 21 Gennaio 2021, quando il ceppo H5N8 è stato isolato in due gru coronate grigie a Lugo di Romagna presso Ravenna.
Nonostante i numerosi casi di infezione tra volatili registrati negli ultimi anni, quello russo è il primo caso di trasmissione dai volatili all’uomo.
Se però andiamo più indietro nel tempo, dobbiamo ricordare che la pandemia influenzale del 1900, anche nota come vecchia Hong Kong, è stata causata da un ceppo H3N8. Inoltre, la pandemia del 1968, anche essa originatasi ad Hong Kong, è stata causata dal ceppo H3N2 che è ancora in circolo. La paura maggiore degli esperti è che ci possa essere una ricombinazione tra ceppi di influenza aviaria che porti a una maggiore infettività del virus e che possa generare un ceppo che si trasmetta da persona a persona.
Dobbiamo preoccuparci di un nuovo “Coronavirus”?
Certamente non è una infezione che va sottovalutata, soprattutto dopo l’esperienza vissuta e ancora in corso generata dalla pandemia di SARS-CoV-2. Il caso di trasmissione all’uomo è stato segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha diffuso immediatamente la notizia e disposto le raccomandazioni del caso.
Da un punto di vista scientifico, possiamo dire che è alquanto improbabile che un ceppo completamente aviario muti al punto da poter infettare l’uomo e i pochissimi casi registrati fino a oggi lo testimoniano. Tuttavia, dobbiamo ricordare che proprio a causa della loro potenziale pericolosità, i ceppi di virus di provenienza aviaria sono costantemente monitorati e anche questa notizia che si è diffusa è una ulteriore prova che il sistema di controllo e monitoraggio funziona.
L’OMS ha diramato la raccomandazione di sorvegliare più strettamente gli allevamenti di pollame, i mercati dove si vendono animali vivi e i luoghi dove si può entrare in contatto con uccelli selvatici. C’è da sperare che poi funzionino anche le misure di prevenzione e contenimento di una eventuale diffusione dell’infezione nell’uomo.
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