E se potessimo avere a disposizione una semplice pillola da prendere all’insorgere dei primi sintomi da Coronavirus? Un sogno per ora, ma che potrebbe diventare realtà entro la fine dell’anno.

All’inizio della pandemia, i ricercatori hanno iniziato subito a testare, sui pazienti ospedalizzati, farmaci antivirali esistenti. Purtroppo i risultati di questi test sono stati deludenti e per questo motivo, l’intera comunità scientifica si è focalizzata sullo sviluppo di un vaccino anti-Covid-19.

Il motivo del fallimento dei farmaci antivirali, sta nel fatto che devono essere somministrati nel primissimo periodo di insorgenza dei sintomi in modo da poter bloccare la replicazione del coronavirus. Se vengono somministrati quando i sintomi sono gravi e il sistema immunitario ha reagito violentemente scatenando la tempesta di citochine, l’effetto dei farmaci antivirali è trascurabile.

La caccia al farmaco antivirale

Dopo che i soli Stati Uniti hanno speso oltre 18 miliardi di dollari per sovvenzionare la ricerca, la produzione e l’acquisto di vaccini anti-Covid-19, ora l’amministrazione Biden ha deciso di stanziare oltre 3 miliardi di dollari per lo sviluppo di una pillola antivirale.

Il nuovo programma, annunciato recentemente dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (Department of Health and Human Services) degli Stati Uniti, accelererà i test clinici di alcuni promettenti candidati farmaci. Se tutto va bene, alcune di quelle prime pillole potrebbero essere pronte entro la fine del 2021. Il programma antivirale per le pandemie sosterrà anche la ricerca su farmaci completamente nuovi, non solo per il coronavirus, ma per i virus che potrebbero causare future pandemie.

Nonostante più di un anno di ricerca, non esiste una pillola antivirale per trattare i malati con un’infezione da coronavirus prima che porti a complicanze. L’operazione Warp Speed, il programma dell’amministrazione Trump per accelerare la ricerca Covid-19, ha investito molto più denaro nello sviluppo di vaccini che di trattamenti, una lacuna che il nuovo programma cercherà di colmare.

I soliti ‘strani’ nomi per i farmaci candidati

A oggi l’unico farmaco antivirale approvato dall’FDA (Federal Drug Adminstration) è il remdesivir. Nato per curare l’Ebola, è stato subito provato con un certo successo su alcuni pazienti all’inizio della pandemia. Il successo però, è legato alla tempistica di somministrazione, ovvero deve essere iniettato per via intravenosa nel paziente quando si manifestano i sintomi e perciò all’inizio della fase replicativa del virus, altrimenti non avrà effetto.

Tuttavia, il remdesivir, nella sua formulazione approvata dall’FDA, non può essere somministrato per bocca in quanto non supera l’acidità dello stomaco e quindi non riesce a entrare nel circolo sanguigno.

Per poter essere impiegato facilmente, il farmaco antivirale per eccellenza dovrebbe essere somministrabile come una semplice pillola e i ricercatori in tutto il mondo stanno testando candidati farmaci con questa caratteristica. Ad esempio, uno dei più promettenti si chiama molnupiravir, sviluppato nel 2019 alla Emory University (US) e ora introdotto nei trial clinici dall’azienda farmaceutica Merck.

Un altro farmaco antivirale interessante è AT-527, sviluppato dall’azienda farmaceutica Atea Pharmaceuticals. Il farmaco si è già dimostrato sicuro ed efficace nel trattamento dell’epatite C e gli studi preliminari suggeriscono che può essere efficace anche nel trattamento di Covid-19. Anche in questo caso sono iniziati i trial clinici.

Un ultimo esempio è la molecola PF-07321332 sviluppata da Pfizer per combattere la SARS quasi 20 anni fa e rimasta nei freezer dell’azienda farmaceutica per tutti questi anni. Inizialmente era stata concepita per essere iniettata in via endovenosa ma i ricercatori hanno modificato la struttura della molecola per poter essere ingerita in un formato pillola. A Marzo di quest’anno sono iniziati i trial clinici di fase I per verificare la sicurezza della molecola nelle persone.

Lo sviluppo di un farmaco antivirale contro Covid-19 è un passo importante per poter uscire definitivamente dall’incubo pandemia. In questo modo anche coloro che non possono o non vogliono vaccinarsi, potrebbero curarsi all’insorgere dei sintomi ed evitare guai peggiori.

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