E’ ormai chiaro che avere un microbiota sano e quindi una funzione intestinale regolare, ci fa sentire meglio. Recenti ricerche hanno evidenziato che il microbiota sano migliora anche le prestazioni sportive. Quindi, se avessimo il microbiota di Marcell Jacobs correremmo forte come lui?

Abbiamo ancora negli occhi le grandi prestazioni sportive che abbiamo ammirato ai Giochi Olimpici di Tokyo e in particolare la finale dei 100 metri dove Marcell Jacobs ha vinto la medaglia d’oro.

E’ il sogno di molti bambini partecipare alle Olimpiadi ma per farlo bisogna essere degli atleti eccezionali e un atleta olimpico è un atleta che ha caratteristiche fisiche e psicologiche fuori del comune.

Molti ricercatori si impegnano nello studio delle caratteristiche fisiologiche, metaboliche, biochimiche, genetiche che rendono un atleta in grado di raggiungere prestazioni di assoluta eccellenza. Negli ultimi anni, a tutti questi campi di ricerca si è aggiunto lo studio del microbiota. Brevemente, il microbiota è l’insieme della popolazione di microorganismi che alberga nel corpo umano. Bocca, intestino, pelle, mucose, apparati genitali sono invasi da batteri, virus, funghi e altri microorganismi che sono utili per varie funzioni che altrimenti il corpo umano non sarebbe capace di svolgere e che ci consente ad esempio, di mangiare tranquillamente frutta e verdura, digerire e metabolizzare ciò che ci occorre.

Avere un microbiota sano significa migliori prestazioni sportive?

Diversi studi dimostrano di sì. Partiamo da quelli su animali da laboratorio. Come in tutti gli esperimenti seri, è necessario avere un gruppo di controllo. In questo caso, volendo verificare l’influenza del microbiota sulle prestazioni sportive, sono state confrontate le prestazioni di un gruppo di topi ai quali erano stati eliminati i microorganismi intestinali con degli antibiotici e un gruppo di topi con flora microbica intestinale sana.

Quello che i ricercatori hanno osservato è che i topi senza microbiota avevano prestazioni meno buone di quelli con il microbiota sano e funzionante. Un’ulteriore prova è consistita nel ripristinare il microbiota sano anche nel gruppo di topi di controllo che hanno recuperato la loro performance sportiva misurata come la capacità di correre a lungo e la funzione muscolare contrattile.

Quanto influenza un microbiota sano le prestazioni umane?

Un microbiota in salute è strettamente correlato con la dieta e l’attività fisica. In genere, una dieta varia e ben bilanciata tra carboidrati, proteine e grassi, determina un microbiota sano che si mantiene in questo stato grazie anche all’attività fisica evitando l’insorgenza di stati infiammatori dell’intestino che sono alla base di malessere, gonfiore, diarrea e tanti altri sintomi più o meno invalidanti.

Quando si confronta lo stato del microbiota tra atleti professionisti e persone sedentarie, si deve perciò tenere in forte considerazione la dieta che questi due gruppi di persone assumono. Gli atleti professionisti assumono in genere più proteine, in particolare quegli atleti che gareggiano in discipline di potenza e questo favorisce la presenza di batteri del genere Bacteroidetes.

Negli atleti di endurance invece è molto importante la capacità di metabolizzare i carboidrati che in genere sono più presenti nella loro dieta, per questo motivo il microbiota di atleti che corrono lunghe distanze è più ricco di batteri che favoriscono la produzione di acidi grassi a catena corta (Short Chain Fatty Acids – SCFA).

Quindi il microbiota sano è importante per una buona prestazione fisica in quanto impedisce o comunque riduce l’infiammazione intestinale che genera conseguenze anche gravi nella persona. Inoltre, consente di metabolizzare al meglio gli alimenti che sono indispensabili all’atleta. Bisogna sempre tenere in considerazione che non esiste il microbiota perfetto per tutti, in relazione all’attività fisica che si svolge, se di potenza o di endurance o altro, il microbiota si adatta di conseguenza per un naturale processo di selezione naturale per cui la flora batterica intestinale si arricchisce di quei microrganismi che sono più adatti a metabolizzare gli alimenti che vengono ingeriti dall’atleta.

Tutti campioni con il microbiota giusto!

Non è proprio così, sarebbe bello ma ci vuole molto di più che il microbiota del campione per diventarlo.

Prima è necessario allenarsi bene e in modo da prevenire gli infortuni che sono sempre la prima causa di fallimento della carriera di uno sportivo. Poi, è necessario un fisico con le caratteristiche giuste per primeggiare in un certo sport, una dieta adeguata e infine, ma di uguale importanza, una robustezza psicologica che consenta di affrontare lo stress degli allenamenti e delle competizioni.

Il microbiota, come già scritto, si adeguerà di conseguenza con un processo naturale di selezione determinato dalla dieta e dalla attività fisica e certamente in un vicinissimo futuro verranno messi in commercio anche dei probiotici che conterranno quelle specie batteriche caratteristiche degli sport di resistenza o di potenza in modo da accelerare il processo di selezione della flora batterica e ridurre i tempi che occorrono all’organismo per abituarsi a una nuova alimentazione.

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