La scelorosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia per la quale non esistono cure… o forse sì.
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia genetica rara, ovvero fa parte di quella categoria di malattie genetiche che colpiscono una percentuale molto bassa rispetto alla popolazione generale. In Europa si tratta dello 0,5%, non più di cinque persone su diecimila. Per i malati di SLA non esistono cure efficaci e sono destinati a una morte prematura. Essendo una malattia neurodegenerativa che porta alla degenerazione dei motoneuroni, causa una paralisi totale. Anche alcuni personaggi noti sono stati colpiti da SLA, come i calciatori Stefano Borgonovo e Gianluca Signorini. Al fisico Stephen Hawking è stata diagnosticata la SLA nel 1963 a soli 21 anni, ricerche e approfondimenti hanno poi evidenziato che si trattava di atrofia muscolare progressiva che ha un decorso molto più lento.
In Italia si stima che ci siano circa 3500 persone affette da SLA e 1000 nuovi casi ogni anno con una prevalenza purtroppo in aumento, cioè il numero dei casi presenti nella popolazione, poiché, l’aspettativa di vita è in aumento grazie a nuovi trattamenti. Tuttavia, non si può parlare di vere cure. Grazie ai progressi della scienza, ci sono però dei nuovi spiragli di speranza.
Un farmaco per curare la SLA in fase di studio avanzata
Recentemente è stato pubblicato un importante studio scientifico su una prestigiosa rivista scientifica internazionale, New England Journal of Medicine. Lo studio è a firma di scienziati che lavorano in alcune importanti Università negli Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Belgio, Germania e Italia. Per l’Italia ha partecipato l’Università di Torino.
Il farmaco oggetto dello studio si chiama Tofersen ed è un farmaco della categoria degli oligonucleotidi antisenso (ASO), progettato per ridurre la concentrazione della proteina prodotta da un particolare gene. Durante lo studio internazionale, il farmaco, che aveva già superato le fasi cliniche I e II, è stato testato in fase clinica III per valutarne efficacia e sicurezza, entrambi i parametri sono stati superati dal Tofersen.
Qual è il bersaglio del farmaco?
Ormai, la maggior parte dei farmaci sono ideati nell’ottica della medicina di precisione, ovvero hanno un bersaglio molto ben definito per essere più efficaci, ridurre gli effetti collaterali ed essere disegnati sulle caratteristiche genetiche degli individui affetti da una particolare malattia.
Il Tofersen è uno di questi farmaci e il suo bersaglio è un gene specifico. E’ noto che alla base dell’insorgenza della SLA, ci siano delle mutazioni a carico di alcuni geni: C9orf72, FUS, TARDP e SOD1. Quest’ultimo è il gene al centro dello studio pubblicato a Settembre di quest’anno dal New England Journal of Medicine. I gruppi di ricerca hanno perciò prima capito quale era il bersaglio specifico del farmaco e poi hanno identificato i malati di SLA portatori della mutazione nel gene SOD1. Questi pazienti rappresentano circa il 2-3% dei malati di SLA, hanno poi arruolato nel trial clinico di fase III 108 pazienti. A 72 pazienti hanno somministrato il farmaco e a 36 il placebo. Una cosa importante da dire è che la maggior parte dei partecipanti al trial di fase III, erano pazienti con diagnosi della malattia a veloce progressione, ovvero con aspettativa di vita piuttosto breve.
Lo studio è stato condotto per circa un anno e mezzo ed è tuttora in corso e ha evidenziato una netta riduzione della concentrazione della proteina prodotta dal gene SOD1. A questa riduzione si è associato un rallentamento e in qualche caso un lieve miglioramento, dei sintomi della malattia. Inoltre, oltre alla riduzione della concentrazione della proteina SOD1, si è notata anche una significativa riduzione dei neurofilamenti che sono considerati un marcatore di danno assonale e di neurodegerazione.
In conclusione, i buoni e promettenti risultati dello studio clinico di fase III, hanno portato alla messa a disposizione del farmaco a tutti i pazienti affetti da SLA e portatori della mutazione a carico del gene SOD1.
La ricerca della cura per la SLA sta quindi andando avanti in maniera incoraggiante e questo risultato fa guardare avanti con ottimismo verso lo sviluppo di farmaci mirati sulle mutazioni genetiche.